Scarno ed essenziale,
potrei finire anche io così:
in una stanza troppo luminosa,
con un sole senza spiegazioni,
il respiro aspro coperto
dal ritmo asciutto del respiratore,
la bocca muta aperta,
le pupille vuote d'opinioni.
E tuttavia conservare,
in questo dolore secco
di sudario,
la grande eterea capacità
di progettare inutili aquiloni
su di un orizzonte immaginario.
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