23.5.07

From CARLO

Contraltare a una antica carrozza patronale che il servo tutto-fare della famiglia nobile ferrarese Finzi-Contini, famiglia ebrea e ricchissima ritratta durante il finire degli anni trenta tra leggi antirazziali e fascistissime, si ostina a pulire e smaltare e dunque inconsciamente sottrarre al precoce deterioramento, si erge il vecchio e abbandonato sandolino, sulle rive dell'imbarcadero il piccolo natante, antico nella forma e nell'uso.
Micol tacque. Si mosse appena.
"Guarda invece là il sandolino", proseguì- e mi indicava nel mentre, attraverso il vetro dello sportello che i nostri fiati cominciavano ad annebbiare, una bigia sagoma oblunga e scheletrica accostata alla parete opposta a quella occupata dallo scaffale dei pompelmi-. "Guarda invece là il sandolino, e ammira, ti prego con quanta onestà, dignità e coraggio morale, lui ha saputo trarre dalla propria assoluta perdita di funzione tutte le conseguenze che doveva. Anche le cose muoiono, caro mio. E dunque, se anche loro devono morire, tant'è meglio lasciarle andare.
C'è molto più stile, oltre tutto, ti sembra?"
 
Bassani, il romanzo di Ferrara capitolo terzo,
"Il giardino dei Finzi-Contini".
Forse è solo una questiona di stile, così nella vita come nella morte.
Un salutone.
Carlo G. (Quello del punto, aggiungo io...)

 
 

1 commento:

Gian ha detto...

Come al solito gli argomenti solleticati da Carlo non sono mai troppo puerili... E' vero che anche le cose muoiono. La cosa grave è che ci lasciano la loro carcassa in giro, e allora le case, gli armadi, i cassetti,i ripostigli divengono enormi cimiteri putrescenti.