Credo che non sarà mai possibile... L'articolo qui sotto (tratto da "La stampa Web") è per ricordare ancora una volta come ci troviamo ad essere sempre perennemente sotto scacco... gabbati e beffati come sempre. Chi delinque sa sempre molto meglio di noi quali sono i suoi diritti, e questo presunto 'stato' li difende. Nel momento in cui dovessimo sbagliare noi, siamo tartassati. Non mi accusate di Razzismo o Far west, ma purtroppo il Veneto da questo punto di vista (ed il trevigiano in particolare) accusa i ripetuti sberleffi di dover produrre produrre produrre - pagare pagare pagare - e non sentirsi tutelati. Da qui la necessità di provare a difendersi da soli. E di subire questi scherni. Leggete un po'...
I volontari leghisti bloccano una zingara. Lei li denuncia per "violenza privata"
TREVISO
A poco più di un mese dal debutto, le ronde padane inciampano nei diritti di una zingara e finiscono sulla scrivania del procuratore capo di Treviso, Antonio Fojadelli. L'inchiesta è formalmente aperta: il capo d'imputazione sarà formulato nel dettaglio questa mattina: sarà, molto probabilmente, violenza privata. Il previsto sconfinamento delle ronde, con i cittadini che pattugliano la città a caccia di crimini e microcrimini, è già diventato realtà.
Il fatto contestato è accaduto sabato mattina nel centro storico di Treviso, tra le bancarelle del mercato che richiamano ogni settimana migliaia di persone da tutta la provincia. Due zingare si aggirano tra la gente, un'ambulante si accorge che dal mucchio sul banco è sparita una coperta. Non fa in tempo a gridare «al ladro» che si materializzano tra la folla i rondisti, equipaggiati con la giacca gialla per farsi riconoscere, capitanati per l'occasione dal leghista Enrico Chinellato. La ricerca delle due zingare li impegna solo per una manciata di secondi: basta fare qualche passo, e piombano sulle due donne seguiti a ruota dalla commerciante derubata. Una delle due ha ancora la coperta in mano. L'ambulante non conta nemmeno fino a tre, e rimette al sicuro la merce; la ronda va oltre. Blocca la zingara, le chiede il nome, le dà della ladra. Ecco il confine: appreso del furto, tenuta magari sott'occhio la zingara, avrebbero dovuto chiedere l'intervento della polizia. Di assumere «sommarie informazioni», i privati cittadini - ronda o non ronda - non hanno alcun diritto. La zingara non si fa incastrare: «Razzisti, siete dei razzisti» si mette a urlare. La gente intorno guarda, il danno è fatto. La notizia rimbalza e arriva dritta alla Procura della Repubblica, sotto gli occhi di quello stesso procuratore capo che all'inizio si era fermamente schierato contro le ronde salvo poi ammorbidire la propria posizione quando a tutta l'operazione erano stati assegnati confini molto netti.
«Noi non abbiamo fermato nessuno - si difende Chinellato - ho solo chiesto alla donna cosa avesse fatto, lei mi ha insultato dandomi del razzista. Niente più che uno scambio verbale acceso. Non abbiamo avvisato la polizia perché il furto non lo abbiamo visto direttamente, avrebbe dovuto farlo la commerciante».
Il confine stabilito per le ronde, che a Treviso si sono battezzate con il nome «Veneto sicuro» e che hanno fatto presto scuola trovando emuli in quasi tutte le città della regione, è rigidissimo: possono segnalare un fatto, ma non possono e non devono in alcun modo intervenire. E' lo stesso limite che si sono dati da anni, con meno pubblicità ma discreta efficacia, i Cittadini non Distratti di Venezia: ne fa parte chi vuole, chi se la sente di chiamare la polizia tempestivamente quando vede uno scippo, magari aiutando a identificare il responsabile. In laguna non ci sono giacchette gialle, ma il sistema non ha mai passato il confine imposto.
L'incidente al mercato di Treviso, se si arrivasse alla contestazione del reato, potrebbe far vacillare alle fondamenta le ronde. Tra i più decisi sostenitori di «Veneto sicuro» c'è il vicepresidente della Regione (trevigiano d'origine e di formazione politica), Luca Zaia, leghista. Le definisce «attività di volontariato per la sicurezza», ritiene che siano solo il primo passo verso il passaggio della responsabilità dell'ordine pubblico dalle forze di polizia ai sindaci. Non ha mezzi termini: il testo unico per la sicurezza, a suo avviso, è «da rottamare».
A poco più di un mese dal debutto, le ronde padane inciampano nei diritti di una zingara e finiscono sulla scrivania del procuratore capo di Treviso, Antonio Fojadelli. L'inchiesta è formalmente aperta: il capo d'imputazione sarà formulato nel dettaglio questa mattina: sarà, molto probabilmente, violenza privata. Il previsto sconfinamento delle ronde, con i cittadini che pattugliano la città a caccia di crimini e microcrimini, è già diventato realtà.
Il fatto contestato è accaduto sabato mattina nel centro storico di Treviso, tra le bancarelle del mercato che richiamano ogni settimana migliaia di persone da tutta la provincia. Due zingare si aggirano tra la gente, un'ambulante si accorge che dal mucchio sul banco è sparita una coperta. Non fa in tempo a gridare «al ladro» che si materializzano tra la folla i rondisti, equipaggiati con la giacca gialla per farsi riconoscere, capitanati per l'occasione dal leghista Enrico Chinellato. La ricerca delle due zingare li impegna solo per una manciata di secondi: basta fare qualche passo, e piombano sulle due donne seguiti a ruota dalla commerciante derubata. Una delle due ha ancora la coperta in mano. L'ambulante non conta nemmeno fino a tre, e rimette al sicuro la merce; la ronda va oltre. Blocca la zingara, le chiede il nome, le dà della ladra. Ecco il confine: appreso del furto, tenuta magari sott'occhio la zingara, avrebbero dovuto chiedere l'intervento della polizia. Di assumere «sommarie informazioni», i privati cittadini - ronda o non ronda - non hanno alcun diritto. La zingara non si fa incastrare: «Razzisti, siete dei razzisti» si mette a urlare. La gente intorno guarda, il danno è fatto. La notizia rimbalza e arriva dritta alla Procura della Repubblica, sotto gli occhi di quello stesso procuratore capo che all'inizio si era fermamente schierato contro le ronde salvo poi ammorbidire la propria posizione quando a tutta l'operazione erano stati assegnati confini molto netti.
«Noi non abbiamo fermato nessuno - si difende Chinellato - ho solo chiesto alla donna cosa avesse fatto, lei mi ha insultato dandomi del razzista. Niente più che uno scambio verbale acceso. Non abbiamo avvisato la polizia perché il furto non lo abbiamo visto direttamente, avrebbe dovuto farlo la commerciante».
Il confine stabilito per le ronde, che a Treviso si sono battezzate con il nome «Veneto sicuro» e che hanno fatto presto scuola trovando emuli in quasi tutte le città della regione, è rigidissimo: possono segnalare un fatto, ma non possono e non devono in alcun modo intervenire. E' lo stesso limite che si sono dati da anni, con meno pubblicità ma discreta efficacia, i Cittadini non Distratti di Venezia: ne fa parte chi vuole, chi se la sente di chiamare la polizia tempestivamente quando vede uno scippo, magari aiutando a identificare il responsabile. In laguna non ci sono giacchette gialle, ma il sistema non ha mai passato il confine imposto.
L'incidente al mercato di Treviso, se si arrivasse alla contestazione del reato, potrebbe far vacillare alle fondamenta le ronde. Tra i più decisi sostenitori di «Veneto sicuro» c'è il vicepresidente della Regione (trevigiano d'origine e di formazione politica), Luca Zaia, leghista. Le definisce «attività di volontariato per la sicurezza», ritiene che siano solo il primo passo verso il passaggio della responsabilità dell'ordine pubblico dalle forze di polizia ai sindaci. Non ha mezzi termini: il testo unico per la sicurezza, a suo avviso, è «da rottamare».
1 commento:
mi ricordo quando anch'io ero stat ovittima di uno scippo dau una zingara, solo che me ne sono accorto e poi l'ho appesa al muro:-)) beh che dire, l'articolo si commenta da solo... certo e' che e' un argomento complicato, direi quasi filosofico... e certo e' anche che il sistema attuale vacilla e fa acqua... dobbiamo aprire il forum costituzione!!!
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