Monica rigirava la tazza tra le mani, mordicchiandosi le labbra ed evitando di guardarmi. «Dimmi ancora cosa ti è successo.»
«Non ho molto da dire.»
«Per favore.»
«Non so niente.
Mi sono svegliato nel cesso. Prima c’era la mia vita normale.»
«Qual è il tuo ultimo ricordo di prima?»
«Mmm. Ero a casa a bere.» Più o meno vero.«Che anno era?»
«Il 1991.»Trattenne il respiro. «Stai scherzando.»
«Ti pare che scherzo?» Annusai la mia tazza, puzzava di gelsomino. «Ma non c’è niente di meglio?»Parve stupita. «Cosa vorresti?»
«Basta che sia alcolico.»
Si alzò dal divanetto e armeggiò con alcune bottiglie disposte su un tavolino antico. Mi porse un bicchiere con due dita di whisky. Lo buttai giù, lei sorseggiò il suo. Lo stomaco prese a bruciarmi dopo mezzo secondo.«Però, forte…» dissi.
«Non sei abituato.» Notò la mia espressione perplessa. «Non bevi più. Da tanti anni.»
«E perché?»
«Ci vuole un motivo per smettere di bere?»
«Qualunque fosse, me lo sono dimenticato.»
Alzai il bicchiere. «Fammi il pieno, grazie.»
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