La concretezza di scrivere qualcosa di nuovo/vecchio, l'immobilità di un tempo passeggero. Un treno che riescono a prendere in pochi, che tutti vorrebbero salire ma nessuno ci riesce. Pensieri affollati di una domenica mattina brumosa, con 30 cm di finestra aperta sul niente, e poi chissà. Qualcosa a cui anelare, certo. Qualcosa di più grande sopra di noi, che ci illude. E noi lo fomentiamo, riempiendo di cose inutili le nostre agende sempre più piccole, portatili, digitali. Quando il pieno è talmente ingombro da essere confuso con il vuoto. Si scappa: davanti alla vita, al dolore, alla morte e anche alla gioia, si scappa. Turbiniamo fra rotonde e controviali, gli orologi al collo. Milioni di sveglie puntate ad ore diverse, tasche profonde, con le dita che non ci arrivano. Quantomeno, te l'aspetti, prima o poi. Certi giorni credo ci meriteremmo una anestesia più profonda.
Mancano due minuti e vado. Due minuti. Vado. Ciao.
2 commenti:
l'unica finestra sul mondo che ci é rimasta sono i pochi minuti al giorno che spendiamo a leggere mails, blogs e youtube.
ah... dimenticavo l'autoradio che dissolve le snervanti attese dei semafori e delle code.
non credo che rimanga poi molto altro.
... non sono l'unico alienato... grazie. Che il delirio sia con noi.
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