
Film del 2005 di Pupi Avati, trasmesso iersera.... Emozionante e delicato, a tratti divertente. Appeso al filo della memoria nell'Italia del dopoguerra, il film trascinato dalla spettacolare figura di Antonio Albanese, nella parte di un 'malato di mente' - così lo definiscono tutti - a causa di “certe malinconie passate a cui i medici non hanno saputo trovare rimedio neanche con la scossa” ...
Così dice lui, Giordano, il protagonista, ' l'uomo più buono del mondo', che si troverà a fare la corte, dopo una vita, alla ex-cognata vedova Katia Ricciarelli (!) e a fare i conti con il nipotastro Neri Marcorè, giovinotto scaltro e senza scrupoli, mosso da una enorme passione per il cinema. La trama riassunta così può apparire - e forse in un certo senso è - esile ed inconsistente, però è ben supportata dalla caratterizzazione dei personaggi.
Un film sicuramente fuori tempo, a tratti un po' retorico (la dedica finale ai bambini che morivano su mine e bombe inesplose) ma che si lascia assaporare, con un velo di tristezza e malinconia che non guasta.
Nessun commento:
Posta un commento