1.4.07

POP KONG

Anche se in ritardo arriva anche per me il momento di commentare l'uscita del nuovo lavoro di Maurizio. Come al solito la curiosita' nello scoprire le nuove tracce del cd mi imprigiona all'ascolto. Considerando anche i 2 singoli inediti usciti sul suo sito, dove un nuovo modo di produrre le canzoni ti faceva capire che Maurizio e' sempre in evoluzione ed alla ricerca del suo sound, la curiosita' si spinge davvero ai massimi livelli. "Pazzo di te" l'ho avuta in testa per piu' di 2 mesi senza riuscire a togliermela: "...ci dev'essere una rotellina nel cervello...". Ma piu' del solito questa volta si ha nettamente la sensazione di essere di fronte ad un qualcosa di nuovo, "musicalmente, tecnicamente e liricamente". Nell'era moderna di internet e di mp3 scaricati piu' o meno legalmente, avevo un po' perso l'emozione dell'oggetto cd, dello sfogliare il booklet, leggere le note, guardare la stampa serigrafica, etc.... Ebbene Maurizio questa volta ha saputo far resuscitare in me quella curiosita', perche la copertina e' originale, la parte interna ancora di piu', piena di messaggi nascosti se si ha l'accortezza di scoprirli:-), l'atmosfera che avvolge l'intera opera curata nei minimi dettagli a livelli maniacali.
Il cd si apre con l'annuncio all'aereoporto di Manila dell'arrivo dell'eroe Maurizio. Il viaggio in oriente e' cominciato. Quell'Oriente che sta entrando sempre di piu' a far parte della vita di tutti i giorni anche da noi, di cui se ne comincia a sentire il fiato sul collo, e ad esserne contagiati cosi come il mondo occidentale ha cercato di contaminare l'intero oriente. E tutto il disco si gioca sulla reciproca contaminazione di culture, in un mondo che viaggia e divora tutto a velocita' supersoniche, e le antiche tradizioni vengono imbastardite da mode consumistiche. Una prima prova di cio' e' la canzone di apertura del cd, MAI-TAI un elenco infinito di cocktails da tutto il mondo, tra cui anche quello cinese che sta spopolando anche da noi. ormai si vive in un villaggio globale dove anche le abitudini piu' lontane culturalmente vengono assimilate dappertutto. Con questo brano Maurizio ci dice chiaramente che dobbiamo essere pronti a tutto, mette le mani avanti e spiazza l'ascoltatore abituale che si aspetta il cantautore rock tradizionale: siamo di fronte ad una riuscitissima canzone da discoteca, sublime. Poi ci tranquillizza subito, "Non vivo piu'" potrebbe far parte del suo repertorio giovanile dei tempi liceali, dove quel misto di rabbia e rassegnazione per come gira il mondo ti assale ad ogni strofa o ad ogni nota di chitarra. Senza dubbio uno dei pezzi migliori. Proseguendo l'ascolto si incrociano intermezzi bellissimi tra cui spiccano "Le bugie" che e' un brano di pochi secondi ma che ti ritrovi a canticchiare malinconico mentre guidi per andare al lavoro il giorno dopo, lenta ballata rock sulle ipocrisie dell'amore. Riuscitissimo il singolo electropop "Sorrisi da Pechino", veloce e orecchiabile. La varieta' del disco e' incontrollabile, si passa da una canzone tradizionale cantata in cinese, ad un Rock duro e chitarroso degno di Jimi Hendix. La canzone simbolo per me dell'intero CD e' "Il canto di Hong Kong", musica avvolgente, atmosfere mistiche, magie di una cultura millenaria, di come viene superficialmente vista da qua, tradizioni che penetrano nell'animo degli uomini e che forse noi non riusciremo mai a capire. Stupefacente. E le sorprese non finiscono qui, leggendo la track list ci si incaglia subito in "Quante Volte", e non si capisce davvero se e' uno scherzo o se davvero Maurizio ha deciso di reinterpretare un suo vecchissimo successo adolescenziale dei tempi de "Il bene e il male", secondo demotape giovanile dopo l'introvabile "Muri" (che io pero' ho e custodisco gelosamente:-). La spiritualita' di questo brano sembra fatta apposta per PopKong, la scaletta costruita alla perfezione per preparare emotivamente l'ascoltatore a reggere l'urto di un brano tanto commuovente sotto tutti i punti di vista. Pero' devo essere sincero, la prima volta che ho ascoltato il CD non ho resistito ero a meta' della terza traccia quando ho skippato subito su "Quante volte", la curiosita' era troppa. E mi sono commosso, nel vedere con quale delicatezza la canzone sia stata riproposta, mantenendo quasi inalterata la struttura del brano, ma rivestendolo di un abito nuovo cristallino, trasperente come l'aria. La canzone e' sempre lei, non si e' "rotta", anzi riproposta cosi diventa un po' il simbolo di tante canzoni del passato, che ci mostra come potrebbero suonare oggi. Un capolavoro. Andando avanti verso la fine del cd spicca "La trattoria dell'orsogatto" una parodia originale del panorama politico attuale italiano, dove a livello musicale c'e' una linea di basso che ti imprigiona all'ascolto. E poi si giunge a fine tour al "Chinacola hotel", ballata riassuntiva di fine alblum, bella e malinconica. Riti e luoghi antichissimi che diventano prodotti di consumo per le agenzie turistiche, quasi a farci capire che forse noi occidentali non capiremo mai fino in fondo le tradizioni e la spiritualita' del mondo orientale cosi diverso e profondo. Così come loro, forse, non impareranno mai a fare un cockatail come si deve:-) Grazie Mauri, in mancanza di tempo e soldi per una vacanza in oriente, mi ci hai portato tu gratis.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Silvio - COMPLIMENTI. Bellissima recensione. Proprio ieri ho riascoltato POP KONG dopo qualche giorno di pausa... mi hai fatto rivivere le emozioni della scaletta. Un bravo ancor più sentito per "il canto di Hong Kong". Più la ascolto più mi piace il sottile misticismo che la pervade... E bravo anche a Maurizio.


Gian

Anonimo ha detto...

gracias a todos.
bella recensione, mi faccio anch'io i complimenti da solo. anche se a rileggerla c'e' quel "imprigiona all'ascolto" che e' una forzatura:-), e andrebbe benissimo se non fosse ripetuto due volte: e' davvero troppo:-))) ehehee
bavabavabaavbaavabaava
poi come mi ha fatto notare maury, la canzone tradizionale non e' cinese ma filippina...:-))

Anonimo ha detto...

E' una filippica.

Anonimo ha detto...

HAI FATTO MEGLIO DI ME...
Rudy

Gian ha detto...

Ormai le recensioni di Silvio sono pura poesia... potrei dire che "imprigionano alla lettura". Ma non voglio copiarlo...